Psicologo: guida per il tirocinio #5

Silvia Tedone - Psicologa

Con la laurea magistrale e la sensazione avvolgente di libertà e determinazione, l’oramai Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche comincia il suo tirocinio professionalizzante.

Un anno intero di attività di formazione pratica che porterà alle più formidabili esperienze ed emozionanti incontri
con i primissimi pazienti.

Gli articoli di denuncia sui nostri tirocini sono già tantissimi, quindi mi sposto subito su un terreno ancora poco battuto e forse anche più importante.

Come si fa a svolgere un buon tirocinio per diventare Psicologi?

Solitamente le sedi di tirocinio vengono prese da critiche feroci riguardanti le mansioni non consone date ai tirocinanti, un tutor poco presente e l’assenza di una retribuzione minima, foss’anche un rimborso spese.

Tutte cose vere, ma qui voglio invitarvi a vederla in un altro modo:
Sì, le battaglie per migliorare le cose sono molto importanti, ma anche giocarsi la prima formazione pratica può avere un costo molto elevato per il futuro del giovane psicologo
(parola di formatrice per l’esame di stato).

Quindi… come si fa a salvaguardare la propria formazione e portare a casa un tirocinio che ci ha davvero arricchito, nonostante tutte le difficoltà?

 

Andiamo per punti.

  1. Imparare ad osservare: non aspettatevi che le istruzioni sul “come fare” siano sempre calate dall’alto.
    E’ importante prendere appunti secondo quello che notate con i vostri occhi, discutere con i colleghi tirocinanti su ciò che vi ha colpito e chiedere ad altri psicologi, oltre che al tutor, di darvi dei suggerimenti o il loro parere clinico.
  2. Può capitare che gli studenti si ritrovino a svolgere attività di back office nel primo periodo: capire il funzionamento della struttura in cui siete è importante per lavorare bene, ma non abbiate paura di cambiare sede di tirocinio se le cose non si evolvono dopo i primi mesi.
  3. Assicuratevi che almeno dalla seconda metà dell’anno dovrete iniziare a vedere in autonomia qualche paziente: siate critici verso voi stessi e onesti verso il tutor di tirocinio. Un tirocinio senza l’osservazione diretta di un colloquio o senza prime conduzioni in solitaria non ha alcun valore formativo.
  4. Ogni accadimento può essere formativo. Se le condizioni del tirocinio sono difficili, ricordatevi che voi avete scelto un lavoro dinamico e irto di ostacoli: quale modo migliore di sperimentare la propria tolleranza e resistenza in condizioni non ottimali? Può sembrare una banalità ma l’attesa che il tutor riesca a dedicarci un’ora, per esempio, può essere un buon momento per allargare lo sguardo alla ricerca di altri supporti, come libri specifici che ci possono arricchire.

    Articolo a cura di Silvia Tedone

Photo by Brooke Cagle on Unsplash

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