Sto pensando in modo passivo, aggressivo o assertivo?

Manuela Mariotti

Ciao Ragazze,
oggi come promesso, torno a parlarvi di assertività.

Se per caso avete l’impressione che questa nostra rubrica si stia allontanando dalla motivazione di base per cui è iniziata, se per caso vi sentire un po’ perse, vi capisco. E’ un impressione assolutamente normale; vi assicuro però che l’importanza di saper dire NO, dipende molto dalla conoscenza che abbiamo di noi stesse.

Sapere come siamo fatte è fondamentale per poter accettare in libertà i nostri comportamenti, le nostre emozioni e magari anche decidere di modificare qualcosa perché non ci piace o non vogliamo più.

Ho cercato delle caratteristiche che vi/ci aiutino a capire un po’ la differenza tra i tipi di comunicazioni che conosciamo oltre all’assertività.

Aggressività
La comunicazione aggressiva viene spesso collegata con atteggiamenti di rabbia e di prepotenza; ha caratteristiche verbali con presenza di urla, minacce, e cerca di mettere l’altro in posizione di inferiorità. La comunicazione aggressiva nega, anche involontariamente, il valore dell’altro; capita anche che crei bisogno di dipendenza nell’altro. I pensieri e frasi tipiche della comunicazione aggressiva sono: “Rifiuto di essere vulnerabile”.

Passività
La comunicazione passiva viene spesso collegata con esitazione, silenzio, autocritica e insicurezza. Le caratteristiche non verbali posso includere atteggiamenti di inadeguatezza. Esempi possono essere: distogliere lo sguardo o guardare in basso, postura incurvata
I pensieri e le frasi tipiche di questa comunicazione sono: “non valgo niente”, “le persone hanno una pessima opinione di me”.

Entrambe le tipologie di comunicazione partono da un atteggiamento di “difensiva”, con convinzione di debolezza, le quali devono essere “protette, nascoste” (essere deboli non è culturalmente accettato) e si sviluppano poi in due modalità opposte, attaccando o sottomettendosi.

Vi ritrovate? Io si e sto lavorando sull’aggressività e voi?

Se vi trovate in uno di questi 2 tipi di comunicazione, non sentitevi in colpa, spesso il vostro stile di comunicazione dipende dalle influenze che avete avuto.
Fin dalla nascita, l’ambiente che ci circonda e tutte le persone che passano nella nostra vita (famiglia, insegnanti, titolari e/o colleghi/superiori) creano in noi delle convinzioni comunicative che ci portiamo dietro e che, in un modo o nell’altro, ci danno certezze. 

Gli stili di comunicazione, come la passività, l’assertività e l’aggressività, possono essere le estensioni di influenze culturali.
Solo ai giorni nostri l’assertività inizia a essere vista come un potente modo di comunicazione; le generazioni passate vivevano con l’idea che mostrare le proprie emozioni era segno di debolezza.

Come promesso, vi porto alcuni piccoli esercizi che potete fare se pensate di aver bisogno di impegnarvi un po’ sull’assertività, così da imparare a dire NO.

Mentre parlate utilizzate frasi in prima persona, queste trasmetteranno il messaggio che siete disposte a prendervi le responsabilità delle vostre azioni e dei vostri pensieri.
Le frasi invece che hanno come soggetto il “tu”, identificano una comunicazione da vittima; “è colpa tua se sto male”.

Tenete un diario e segnate i fatti oggettivi avvenuti nella vostra giornata e le emozioni che avete vissuto correlate con quei fatti (siate oneste con voi stesse, non vi giudicate, guardatevi dentro)

Provate la meditazione, qualunque tipologia di esercizio esso sia; trovate del tempo per ascoltarvi, accettarvi e rilassarvi.

Vi lascio con una frase:
Libero è colui che non deve né subire né dominare per essere qualcuno.
(DOSTOEVSKIJ)

Photo by Gerome Viavant on Unsplash

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